Qualche giorno fa sono andata a Firenze a seguire un seminario di Diego Manzi sulle divinità indiane. Tra le tante meraviglie che ci ha raccontato, una ha risvegliato il mio lato nerd in modo particolare.
Hamsa è l’oca selvatica nonché il vahana o cavalcatura del dio Brahmā. Si dice che sia in grado di dividere il latte dall’acqua e, in maniera traslata, il bene dal male. Al caso nominativo, in sanscrito, si scrive Hamsaḥ. Saḥ, sempre in sanscrito, significa Quello e indica l’Assoluto o Paratman. Ham indica l’Io o Jivatman. Ripetendo di seguito Hamsaḥ-Hamsaḥ, il visarga, ossia ḥ fa sì che aḥ si trasformi in o, per cui il suono diventa il mantra HamsoHamsoHamso, mantra legato al nostro respiro e che significa “Io [sono] quello”. Si tratta di un Ajapa Mantra, ossia di un mantra non recitato, ma interiorizzato, che ripetiamo circa 21.400 volte la giorno, tanti sono, più o meno i nostri respiri.
Grazie Diego 🙂