Nataraja, la Danza e la Creazione

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Vishnu era abbandonato in un sonno profondo sul grande serpente Sesa, mentre galleggiava sulle acque della materia indifferenziata tra la distruzione e la creazione dell’universo.

Il Dio si svegliò e cominciò a raccontare a Sesa il suo sogno su Shiva. Un gruppo di 10mila rishi si era inorgoglito a tal punto della propria santità da ritenerla proprio merito più che un dono degli dei. Shiva decise allora di andare a visitarli insieme a Vishnu.

Vishnu prese le sembianze di Mohini, una splendida incantatrice, mentre Shiva si trasformò in Bhiksatana, uno yogin bello e affascinante.

Non appena i due arrivarono a Tillai i rishi si innamorarono di Mohini, mentre le loro mogli persero la testa per Shiva. I rishi furono disturbati da questa improvvisa piega degli eventi e dal caos che aveva travolto il loro ordinato e pacifico mondo. Cominciarono allora a reagire in maniera violenta, lanciando maledizioni allo yogi e alla moglie, ma ben presto si resero conto che queste non avrebbero sortito alcun effetto.

Prepararono allora un fuoco magico dal quale liberarono una feroce tigre. Rimasero però sconvolti quando videro Shiva sollevare l’animale con una mano e col mignolo dell’altra togliere la pelliccia per indossarla. I rishi fecero uscire dal fuoco un gigantesco serpente che puntò i velenosissimi denti su Shiva.

Ancora una volta, con orrore, lo videro inchinarsi, raccogliere il serpente e avvolgerselo al collo come ornamento.

I rishi fecero allora un ultimo disperato tentativo facendo uscire dal fuoco un nano orribile che si scagliò contro lo yogi solo per ritrovarsi in terra sotto il piede della figura sempre più risplendente del Dio.

Da qualche parte nell’anima del Dio nacque un suono lontano. Con il tamburo che aveva in mano Shiva cominciò a seguire il ritmo lento e cadenzato, simile al battito del cuore. Quindi, ancora bilanciandosi sul nano, cominciò a ballare la sua grande danza della creazione e della distruzione.

Smesse le spoglie del nomade yogi si mostrò come il Dio luminoso, mentre le sue braccia e gambe dardeggiavano e risplendevano come raggi al sole.

Man a mano che il ritmo del tamburo aumentava tutto quello che non era Shiva si disintegrava evaporando nel nulla fino a quando, giunti al culmine del nulla, rimasero solo gli dei.

Shiva allora si fermò e, riprendendo di nuovo un ritmo lento e cadenzato, così come aveva eliminato il mondo, lo ricreò, lanciando stelle nel cielo, evocando la vita sulla terra, compiendo un’armoniosa danza di grazia e amore.

Foto di Catia D’Ambrosio

Veda, Upanishad e Purana

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I Veda, i Purana e le Upanishad vengono spesso citati insieme, ma appartengono a periodi storici differenti.

I Veda, 4 in tutto, sono i testi scritti più antichi e risalgono a circa 4000 anni fa, ma è lecito pensare che siano stati composti ben prima e tramandati oralmente, per essere poi trascritti “solo” 4000 anni fa.  Contengono la conoscenza del cosmo e dell’universo, così come rivelata dal Signore Supremo agli antichi saggi durante la meditazione, nel Satya Yuga, l’età nella quale l’uomo era in totale armonia con la natura e i 5 elementi erano in completo equilibrio. Il potere della parola raggiunse, in questa epoca, il suo massimo: ciò che veniva espresso con intenzione diventava realtà. Proprio per questa armonia di fondo, in questa epoca non c’era ragione che nascessero avatar. Gli dei della tradizione vedica rappresentano le forze della natura: Agni (fuoco), Vayu (vento), Surya (sole), Varuna (acqua e oceano celeste) e Indra (fulmine). I Veda contengono inni e mantra e la conoscenza in essi contenuta è ritenuta oggettiva.

Le Upanishad, che risalgono a 3000 anni fa circa e sono più di 200, tecnicamente significano “siediti e parlami” e comprendono una domanda su un soggetto nell’ambito dell’atma, l’anima, la coscienza, l’essenza. Si tratta di spiegazioni e approfondimenti dei misteri dei Veda raccolti in seguito a discussioni e scambi di opinioni tra rishi, re, bambini, uomini e donne, mariti e mogli nello sforzo di svelare i segreti dei Veda.

I Purana e i poemi epici (come Mahabharata e Ramayana) risalgono a 2000 anni fa circa ed esprimono le idee e i concetti attraverso le storie. Sono 36, 18 principali e 18 minori e contengono storie sui clan originali, i re e le loro vite. Gli dei che compaiono nei Purana sono più complessi e strutturati rispetto a quelli del periodo vedico, come Vishnu, Shiva, Brahma, Durga, Ganesh, Hanuman etc. La conoscenza in essi contenuta è ritenuta soggettiva e filosofica. Durante questo periodo l’uomo cominciò ad allontanarsi dalla Natura, dalla vita semplice e dai pensieri puri ed altruistici facendo nascere la necessità di salvare l’umanità. Per questo Vishnu cominciò a reincarnarsi.

Riferimenti bibliografici: K.V. Singh, Hindu Rites and Rituals – D. Pattanaik, Devlok

Chaitra Navaratri

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Oggi inizia Chaitra Navaratri, il periodo che dura 9 giorni (nava= 9, ratri= notti), durante il quale si festeggia, in India, l’inizio del nuovo anno e dell’estate e la fine dell’inverno. In India Navaratri viene festeggiato 5 volte, ma i due più importanti sono questo e quello di settembre-ottobre (Maha Navaratri= grande Navaratri).

Durante questa festa Maa Durga viene festeggiata nelle sue 9 forme. La leggenda vuole che Sri Ram dovesse combattere contro il demone Ravana per riportare a casa la sua sposa Sita, rapita dal demone. I due cobatterono per 10 giorni (9 notti). Inizialmente, durante la battaglia, Ram, non essendo in grado di combattere contro Ravana, continuò a venerare la Dea Durga con amore e rispetto. La pregava di ricevere la forza necessaria per sconfiggere il demone. Al decimo giorno Ram fu finalmente in grado di sconfiggere Ravana e portare in salvo Sita.

Diwali

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11/11/2015

In questi giorni ricorre la festa di Diwali, la festa delle luci. A seconda del credo, i festeggiamenti possono durare anche 5 giorni ma la notte principale coincide con quella più buia della luna nuova, quest’anno OGGI.

Prima di questa notte le persone preparano le proprie case pulendole, sistemandole e decorandole con luminarie, candele e lampade a olio.

Diwali rappresenta la vittoria della giustizia e l’elevarsi dello spirito sopra al buio, verso la luce, della conoscenza sull’ignoranza, della speranza sulla disperazione. La sua celebrazione si riferisce alla luce della conoscenza superiore che disperde ogni forma di ignoranza, quell’ignoranza che ci nasconde la nostra vera natura. Con questa nuova consapevolezza arriva la compassione, la capacità di sentirsi parte di un UNO, senza divisioni, senza schieramenti. Quando ci sentiamo parte di un uno cominciamo a entrare in RISONANZA con gli altri; come un violino che non venga suonato comincerà a far vibrare le proprie corde accanto a un altro violino che venga suonato, così anche noi abbiamo il superpotere di sintonizzarci con gli altri.

Possiamo usare questo superpotere per condizionare in maniera positiva l’energia degli altri  attraverso le nostre parole, gli sguardi, il sorriso, le azioni.

Buon Diwali

Namaste

Navaratri #3

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19/10/2015

Oggi entriamo negli ultimi tre giorni di Navaratri, quelli dedicati a Sarasvati. Sarasvati è la dea della conoscenza e delle arti (letteratura, musica, pittura, poesia) ma anche della verità, del perdono e delle nascite.

Solo attraverso la conoscenza, infatti, è possibile giungere alla liberazione dal Samsara, il ciclo della morte e delle rinascite, e arrivare all’illuminazione. Nei Rig Veda Sarasvati è un possente fiume le cui acque sono ritenute creatrici, purificanti e nutrienti, proprio come la conoscenza.

Di solito è rappresentata vestita di bianco, colore della purezza della vera conoscenza, seduta su un loto (simbolo di umiltà ma anche di regalità nel senso più alto del termine) o su un cigno bianco ( simbolo di discernimento tra bene e male e tra etrno ed effimero).

È rappresentata con 4 braccia che rappresentano i 4 aspetti coinvolti nell’apprendimento:

  1. La mente
  2. L’intelletto
  3. La coscienza
  4. L’ego

Le mani reggono:

  1. I Veda, ossia la conoscenza universale ed eterna
  2. Un mala di perle bianche che reppresenta il potere della meditazione e della spiritualità
  3. Un’ampolla piena di acqua purificatrice e creatrice
  4. Una vina ( lo strumento musicale dal quale discende il sitar) che rappresenta le arti

Nel nono giorno di Navaratri tutti i libri e fli strumenti vengono deposti presso le statue di Sarasvati in modo da essere venerati.

In questi tre giorni proviamo a dedicarci a creare, studiare, suonare, leggere e a osservare il poacere e la leggerezza che ne ricaviamo.

Navaratri #2

Ma Lakshmi

Oggi entriamo nel secondo gruppo di tre giorni di Navaratri. Oggi, domani e dopodomani saranno dedicati a Lakshmi, energia dell’abbondanza in tutte le forme che sostengono la vita: cibo, vitalità, soldi. Di solito è rappresentata seduta su un fiore di loto, a sua volta simbolo di umiltà ma anche di regalità. Se ci pensiamo solo un cuore davvero nobile e umile è in grado di veri atti di generosità e abbondanza nei confronti degli altri.

Continua dunque il percorso iniziato con Durga, l’energia che sconfigge l’egoismo, espandendosi nella generosità e nella condivisione.

Quando non siamo fedeli ai nostri valori e al nostro personale senso di integrità, non solo siamo infedeli agli altri, ma mentiamo anche a noi stessi e senza dubbio provochiamo grandi scompigli interiori. Quando invece abbiamo fiducia nell’abbondanza della vita siamo spontaneamente generosi e capaci di praticare il terzo yama, asteya o astensione al furto.
Donna Farhi

Navaratri

Ma Durga

Ieri era il primo giorno di Navaratri, le nove (nava) notti (ratri) di pratiche induiste devozionali dedicate a Shakti nella sua tripla forma. Questo periodo è diviso in tre parti, di tre notti ciascuna, ognuna dedicata a una forma di Shakti. Si tratta di un percorso che si snoda durante la fase di cambiamento autunnale e che ci porta a celebrare l’energia creativa e a realizzare l’abbondanza di amore, bellezza e generosità.
Le notti di ieri, oggi e domani sono dedicate a Ma Durga, risplendente nel suo sari rosso, armata di 10 tipi diversi di armi attraverso le quali risvegliare la coscienza. È in grado di sopraffare tutte le forze negative e di involuzione.
Ma Durga è la forza che sconfigge l’egoismo, il primo grande passo verso un’evoluzione personale completa e totale. Attraverso tale percorso diventa più semplice applicare yama e niyama, in particolare samtosa (santosha), la frugalità.

Tutto quello di cui abbiamo bisogno sta nella soddisfazione del momento presente, anche se è un momento difficile. Questa capacità di contentarsi nasce dal renderci conto che, per quanto sgradevole e difficile possa essere a volte la vita, quando dimoriamo saldi al centro di noi stessi, il nostro sé interiore rimane essenzialmente immutato. Questa presa d’atto ha messo in grado persone che vivevano in prigione e in situazioni atroci di mantenere la propria dignità e il proprio equilibrio e, in questo modo, elevarsi al di sopra della propria condizione.
Donna Farhi

Possiamo provare a dedicare questi tre giorni alla forza della generosità e della condivisione a partire dai piccoli gesti e dalle piccole cose quotidiane. Potremmo scoprire che la bellezza è virale e che da un nostro piccolo gesto ne possono nascere tanti altri.

L’inizio

Ganesha

In questi giorni ricorre la festa di Ganesh,  una delle divinità induiste più amate. Si crede che Ganesh, figlio di Parvati e Shiva, sia in grado di rimuovere gli ostacoli. In India la sua statuetta viene sistemata sempre all’ingresso di casa o delle attività lavorative. La sua protezione viene cercata all’inizio di un viaggio, di un’impresa o di un cambio di vita. Oltre a “portare fortuna”  e ad allontanare gli ostacoli, Ganesh fa da ponte tra vecchio e nuovo: è il ponte del retto modo di vivere (Dharma) che connette il passato al presente. Anzi, fa molto di più: è ritenuto in grado di presentarci gli ostacoli proprio all’inizio del nostro cammino per farci riflettere e comprendere. Quello che può apparire come un ostacolo potrà, alla fine, rivelarsi come strumento di forza e di auto-esplorazione e conoscenza. Ganesh ci mette di fronte alle sfide della nostra vita. Non tutte le cose vanno come avevamo pianificato, spesso gli ostacoli ci sfidano e ci occorrono perseveranza e chiarezza per riuscire ad arrivare a quello che va fatto.

Ma il successo non dipende solo e banalmente dal raggiungimento di ciò che stavamo cercando. Dobbiamo essere in grado di riconoscere le occasioni inaspettate e le opportunità che gli ostacoli ci offrono.

C’è chi crede nel destino e nel caso e chi invece alle possibilità magiche e infinite dietro ad ogni situazione. Per superare i nostri ostacoli personali abbiamo bisogno di riconoscere l’esistenza di entrambe le possibilità e capire che la vita è piena di grazia, basta solo saperla cogliere.