Kshir Sagar

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Kshir significa latte in sanscrito e il termine Kshir Sagar si riferisce all’oceano di latte dal quale tutto esce al momento della creazione del mondo. Si tratta, ovviamente, di un concetto, non di un oceano reale. Il latte era ed è fondamentale per l’economia indiana; le mucche sono adorate e il latte è considerato una fonte fondamentale di nutrimento; da esso vengono ricavati il burro e il ghee.

Un caratteristica importante dello Kshir Sagar è la sua illimitatezza: in un oceano normale ci sono le terre a creare dei limiti, ci sono i porti ai quali attraccare, nello Kshir Sagar non si trovano confini. Alcuni lo considerano una metafora per Bhudevi, la dea Terra: quando la rigiri e la rivolti ottieni grano, metallo e ricchezze.

Un’altra metafora è quella che lega lo Kshir Sagar alla mente: se meditiamo molte cose buone appariranno. Le prime saranno le più disturbanti, che cercheranno di confonderci e di distrarci. Il concetto di manthan, nel quale due forze opposte si trovano a dover collaborare, rimane centrale anche in questa metafora: possiamo pensare all’emisfero sinistro e a quello destro del nostro cervello: quando una parte lavora, l’altra riposa, così come, nel mito dell’Amrita manthan, quando gli asura lavorano i deva riposano e viceversa. La ricerca dell’equilibrio, che noi spesso dimentichiamo è fondamentale.

Il Monte Meru

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Quando si parla di storie dei Purana è importante saper distinguere tra verità scientifica o credenze. Quello che viene raccontato nei Purana sono concetti, idee, strumenti psicologici (yantra) utilizzati per spiegare alcuni fenomeni. Meru indica le fondamenta. La colonna vertebrale nel nostro corpo viene chiamata merudand, ossia bastone (danda) di Meru, il centro del nostro corpo. Così, anche il mondo ha il proprio centro, il Monte Meru.

La montagna è un concetto fondamentale in tutte le mitologie e le religioni del mondo: per i greci il Monte Olimpo, per la Bibbia il Monte Sinai. Nei Purana il Monte Meru ha importanza centrale e la geografia viene descritta in modo poetico: ogni petalo del fiore di loto sbocciato è un continente e il suo centro è proprio il Monte Meru. In cima alla montagna, vicino alle nuvole, si trova Amravati, dimora degli dei. Da questa montagna nascono i fiumi che bagnano i petali, ossia i continenti.

Le montagne sono simbolo di stabilità, in un certo senso sono eterne, simbolo di immortalità. Il loro opposto sono le acque, i mari, i fiumi, gli oceani, che non sono mai stabili. L’acqua ha le onde, non è mai ferma.

Kamadhenu, la mucca sacra

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Kamadhenu è la mucca degli dei che esaudisce tutti i desideri. Fu data al saggio Vasistha. Naturalmente molte persone tentarono di rubarla, col risultato di finire maledette. Quello che le persone non realizzavano era che, mentre Kamadhenu poteva dare qualsiasi cosa una persona volesse, il suo proprietario, Vasistha, non desiderava nulla. Questo era il motivo per il quale Kamadhenu amava così tanto la compagnia di Vasistha.

Kamadhenu ebbe una figlia di nome Surabhi e questa ebbe una figlia di nome Nandini. Tutte e tre le mucche celestiali potevano esaudire qualsiasi desiderio, ma vennero sempre assegnate a persone che non desideravano nulla mentre scappavano da chi era avaro e bramoso di possedere tutto.

Durga, tra Natura e Cultura

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Le offerte alle divinità maschili includono fiori, frutta, foglie, lampade e incenso. Quelle alle divinità femminili sono molto diverse: curcuma (polvere gialla), Kunku (polvere rossa), kajal (carbone nero) e pezzi di stoffa che servono a vestire, truccare e ornare la Dea.

Se associamo la divinità maschile alla parte razionale mentre la femminile a quella istintiva, questa differenza assume un significato particolare. Invocare solo la mente senza addolcire la natura è il tratto distintivo di Shiva, l’eremita. Addomesticare solo la natura senza invocare la parte razionale è tratto distintivo di Brahma, che si manifesta come Daksha, il sacerdote che vuole controllare tutto. Questa tensione tra mente e natura sono il tema fondamentale dei Purana e si manifesta bene nella figura di Durga, a cavallo del proprio leone. I suoi capelli sciolti rivelano che è ancora “selvaggia” come Kali, ma l’anello che adorna il suo naso indica che è già attenta a un certo tipo di cultura, come Gauri. Le armi che porta tra le mani rivelano un violenza differente da quella di Kali, che distrugge tutto senza criterio, una violenza che offre protezione, ma che viene usata anche per punire. E’ la figlia ribelle di Brahma, la sorella protetta e protettiva di Vishnu, l’adorata moglie di Shiva.

Un racconto del Sud dell’India narra di una giovane donna, Kanya-kumari, che prega per sposare Shiva. Questi accetta, ma i deva non sono d’accordo poiché Kanya ha il potere di uccidere i demoni e impedire che le maree inondino la terra e sposandosi potrebbe rivolgere la propria attenzione ad altro. I deva decidono di impedire il matrimonio: dicono a Kanya-kumari che il matrimonio si terrà il giorno successivo al sorgere del sole, affinché sia di buon auspicio. Nel frattempo Shiva parte per il Monte Kailash e riceve la notizia di dover tornare indietro, viaggiando di notte, per poter arrivare in tempo al matrimonio. Mentre Kanya passa tutta la notte e prepararsi per il matrimonio, triccendosi e vestendosi, i deva allora prendono la forma di un gallo e cantano, facendo credere a Shiva che l’alba sia giunta, che, credendo di essere in ritardo, comincia a vagare. Quando il sole sorge davvero non c’è più traccia di Shiva. Kanya, col cuore a pezzi, rompe tutte le brocche che contengono i colori per la festa: la polvere e i grani si spargono lungo le coste del Sud dell’India, per questo la punta estrema del continente ha spiagge colorate. Kanya si butta in mare per lavar via tutto il trucco che si è messa, per questo il mare a Sud dell’India è così colorato. Da allora se ne sta immobile sulla punta meridionale dell’India a uccidere demoni e a controllare che il mare non sommerga la terra, aiutando i marinai a tornare a casa sani e salvi dalle proprie mogli.

Le culture usano le leggi e i riti tradizionali per soffocare la libertà nel nome del bene comune. Ma questo può distruggere la creatività, l’innovazione e spesso l’introspezione. Può aumentare il nostro senso di intrappolamento, così è  importante mantenere anche una parte più selvaggia che ci offra la promessa di libertà.

Liberamente tradotto da 7 secrets of the goddess – D. Pattanaik

Lakshmi e le ricchezze della terra

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Lakshmi è la dea della ricchezza e dell’abbondanza. Nei Purana si dice che sia figlia degli asura, ossia dei demoni. In realtà solo in tempi recenti alla parola asura è stata data una connotazione morale negativa. Originariamente deva e asura erano figli di Brahama. I primi vivevano in cielo, gli altri sotto terra. Ogni ricchezza risiede sotto terra, poiché è sotto la terra che germogliano i semi, si crea il metallo e si nasconde l’acqua. Per estrarre la ricchezza abbiamo bisogno del sole (Surya), del vento (Vayu), del fuoco (Agni) e della pioggia (Indra); nascono così le prime divinità, che intervengono per favorire l’uomo nei propri bisogni, mentre gli asura diventano demoni poiché resistono alle necessità umane. L’uomo ha dovuto creare complessi processi agricoli e di estrazione mineraria per procurarsi la ricchezza dalla terra. Lakshmi arriva solo quando si stacca dal proprio creatore, dalla terra e la creazione della ricchezza è un processo violento: le foreste vengono distrutte per fare posto ai campi da coltivare e  ai terreni da edificare.

La ricchezza che appartiene all’uomo, che è stata estratta dalla natura, è ben rappresentata dal vaso, invenzione umana che permette di possedere l’acqua e trasportarla ovunque. In natura l’acqua è a disposizione di tutti gli animali, ma l’acqua contenuta in un vaso appartiene al proprietario del vaso e a chi questi decida di offrirla. In questa ottica potremmo dire che Lakshmi è il vaso che contiene tutte le ricchezze acquisibili dall’uomo.

Veda, Upanishad e Purana

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I Veda, i Purana e le Upanishad vengono spesso citati insieme, ma appartengono a periodi storici differenti.

I Veda, 4 in tutto, sono i testi scritti più antichi e risalgono a circa 4000 anni fa, ma è lecito pensare che siano stati composti ben prima e tramandati oralmente, per essere poi trascritti “solo” 4000 anni fa.  Contengono la conoscenza del cosmo e dell’universo, così come rivelata dal Signore Supremo agli antichi saggi durante la meditazione, nel Satya Yuga, l’età nella quale l’uomo era in totale armonia con la natura e i 5 elementi erano in completo equilibrio. Il potere della parola raggiunse, in questa epoca, il suo massimo: ciò che veniva espresso con intenzione diventava realtà. Proprio per questa armonia di fondo, in questa epoca non c’era ragione che nascessero avatar. Gli dei della tradizione vedica rappresentano le forze della natura: Agni (fuoco), Vayu (vento), Surya (sole), Varuna (acqua e oceano celeste) e Indra (fulmine). I Veda contengono inni e mantra e la conoscenza in essi contenuta è ritenuta oggettiva.

Le Upanishad, che risalgono a 3000 anni fa circa e sono più di 200, tecnicamente significano “siediti e parlami” e comprendono una domanda su un soggetto nell’ambito dell’atma, l’anima, la coscienza, l’essenza. Si tratta di spiegazioni e approfondimenti dei misteri dei Veda raccolti in seguito a discussioni e scambi di opinioni tra rishi, re, bambini, uomini e donne, mariti e mogli nello sforzo di svelare i segreti dei Veda.

I Purana e i poemi epici (come Mahabharata e Ramayana) risalgono a 2000 anni fa circa ed esprimono le idee e i concetti attraverso le storie. Sono 36, 18 principali e 18 minori e contengono storie sui clan originali, i re e le loro vite. Gli dei che compaiono nei Purana sono più complessi e strutturati rispetto a quelli del periodo vedico, come Vishnu, Shiva, Brahma, Durga, Ganesh, Hanuman etc. La conoscenza in essi contenuta è ritenuta soggettiva e filosofica. Durante questo periodo l’uomo cominciò ad allontanarsi dalla Natura, dalla vita semplice e dai pensieri puri ed altruistici facendo nascere la necessità di salvare l’umanità. Per questo Vishnu cominciò a reincarnarsi.

Riferimenti bibliografici: K.V. Singh, Hindu Rites and Rituals – D. Pattanaik, Devlok