Questa mudrā si esegue con entrambe le mani intrecciate all’altezza dei polsi e rappresenta l’intreccio creato tra idā e pingalā nel corpo astrale. Le nāḍī (significato dal sanscrito: tubo, canale) sono dei canali attraverso i quali passa il prana, inteso come energia vitale o respiro, per diffondersi poi in tutto il corpo. Le nāḍī principali sono 3: una centrale, suṣumnā, e due laterali: iḍā e piṅgalā. In alcune rappresentazioni le due laterali corrono parallele lungo la colonna vertebrale; in altre si intrecciano durante il loro percorso. L’energia che riposa alla base di queste 3 nāḍī, dormiente, ma pronta a risvegliarsi grazie alle pratiche yogiche, viene chiamata Kuṇḍalinī ed è rappresentata come un serpente. Naga (serpente) bandha (chiusura) mudrā rappresenta questo percorso.
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Ahaya Hridaya Mudrā
Abhaya in sanscrito significa senza paura. Hridaya significa radice, essenza, ma anche cuore. Questo è il gesto del cuore senza paura. Lavora rinforzando gli elementi “leggeri” di aria e etere e fluidi e dinamici di aria e acqua, portando equilibrio e radicamento attraverso il contatto di fuoco e terra.
Questa mudrā ci riporta in contatto con il nostro cuore e la sua verità, la verità del nostro sentito. Rappresenta la nostra capacità di rimanere saldi nell’occhio del ciclone, in mezzo ai cambiamenti.
Hridaya Mudrā
Hridaya in sanscrito significa cuore, centro, essenza e Hridaya mudrā è la mudrā del cuore, il suo sigillo, il sigillo energetico dell’amore incondizionato e della compassione. Si dice che aumenti la nostra capacità di entrare in empatia con gli altri e sblocchi l’energia del cuore.
In questa mudrā, l’indice si appoggia alla base del pollice, mentre medio e anulare si appoggiano sulla punta del pollice. Il pollice è il dito di Agni, il fuoco, che aiuta ad “aumentare” o “diminuire” gli altri elementi. Con questa mudrā, poiché sulla punta del pollice sono appoggiati il medio, che è il dito di Ākāśa, lo spazio, e l’anulare, che è il dito di Prithvi, la terra, portiamo equilibrio tra la pesantezza della nostra parte più fisica e l’impalpabile leggerezza della nostra parte più sottile. L’indice è il dito di Vayu, il vento o aria, la parte più instabile e in movimento del nostro essere che cerchiamo di calmare e placare abbassando il dito alla base del pollice. L’indice alla base del pollice rappresenta anche la nostra capacità di “sacrificare” il nostro ego a quanto di più grande ci sia intorno a noi.
Mangiare con le mani
Gli occidentali considerano mangiare con le mani non- igienico, maleducato e primitivo. Tuttavia, sin dai tempi antichi, gli indiani pensano che mangiare con le mani non solo nutre il corpo ma anche la mente e l’anima.
L’origine di questa credenza risale al periodo Vedico, quando la gente mangiava con le mani. Questa pratica è legata agli insegnamenti ayurvedici che portano grande attenzione all’energia presente nelle mani. Le nostre mani e i nostri piedi sono conduttori del 5 elementi della natura (o pancha butha), che costituiscono il nostro corpo, e ogni dito della mano è un’estensione dei 5 elementi.
Il pollice corrisponde ad Agni, il fuoco, che aiuta la digestione; l’indice è collagato a Vayu, o aria; il medio è akasha, o il vuoto, lo spazio tra le cellule del corpo umano; l’anulare è legato a prithvi, la terra e il mignolo a jala o acqua.
Ogni dito partecipa al processo di trasformazione del cibo prima che questi passi alla digestione interna. Unire le dita, in particolare mentre si mangia il riso, quando si tocca il cibo, stimola i 5 elementi e invita il fuoco digestivo presente nel nostro stomaco a produrre succhi gastrici. La persona diventa più sensibile al gusto, alla consistenza e all’aroma del cibo, aggiungendo piacere al mangiare.
Chin e Jnana Mudra
Queste due mudrā si eseguono facendo toccare tra loro pollice e indice. Esistono due modi per eseguirle. In una versione i polpastrelli di indice e medio entrano in contatto tra di loro, nell’altra il polpastrello dell’indice tocca la base del pollice.
In Chin Mudrā i palmi delle mani sono rivolti verso l’alto, in posizione di apertura e ricezione e viene tradotto come gesto della coscienza o della consapevolezza. Praticando questa mudrā si può percepire un senso di leggerezza, apertura e ricettività partire dal torace.
Jnana o Gyana Mudrā si esegue invece con i palmi rivolti verso il basso, in posizione di chiusura e raccoglimento. Viene tradotta come gesto della conoscenza o della seggezza.
In entrambe le mudrā la mani vengono appoggiate alle ginocchia, creando una doppia chiusura dei campi energetici di cui avevamo accennato in questo post; un primo circuito si chiude quando pollice e indice si toccano, un secondo circuito quando le mani si poggiano sulle ginocchia. Questi due circuiti fanno sì che l’energia che percorre il nostro corpo, invece di venire dissipata, rimanga in circolo all’interno del corpo stesso.
Le tre dita che rimangono libere e distese rappresentano i 3 Guna o qualità della natura (di cui potete leggere qui): Tamas, o stabilità e radicamento, Rajas, o attività e creatività, Sattva, o equilibrio e armonia. Il dito indice rappresenta l’anima individuale, o Atma, mentre il pollice rappresenta la coscienza suprema, o Brahaman.
Gli elementi e le Mudra
Un giorno un bodhisattva (o illuminato), vedendo una donna, fece un gesto per sapere se fosse sposata. La donna rispose a gesti e i due si capirono, dimostrando come i due stessero usando un linguaggio condiviso e codificato.
Nelle Hasta Mudra, o mudra delle mani, le dita vengono chiuse e appoggiate le une alle altre, formando figure più o meno complicate. Potremmo considerare le mudra come la chiusura di una sorta di circuito energetico che permette di non disperdere l’energia, o prana, che percorre il nostro corpo. Attraverso le mudra questa energia viene , mantenuta, raccolta e diretta. Ado ogni dito della mano viene associato uno dei 5 elementi (sull’associazione dito-elemento si possono trovare alcune differenze, a seconda della scuola che si segue):
- Pollice – Agni – fuoco
- Indice – Vayu – aria
- Medio – Akasha – spazio, etere
- Anulare – Prithvi – terra
- Mignolo – Ap o Apas – Acqua
Toccando con il pollice (fuoco) le altre dita cominciamo a lavorare sulla magia degli elementi. In particolare appoggiando il polpastrello del pollice sul polpastrello di una altro dito aumentiamo la forza di quell’elemento. Agni, il fuoco, è considerato il motore volitivo delle nostre azioni ed è associato al concetto di Tapas, o fuoco interiore, forza di volontà, che spesso sentiamo nominare relativamente alla pratica degli asana.
Uttarabodhi Mudra
E’ la mudra dell’illuminazione, incarnando le forze del risveglio. Questa mudra dona chiarezza e il potere di ricordare l’impegno che ci siamo presi lungo il nostro cammino.
Si dice che, se praticata per lungo tempo e con costanza, porti un senso di positività e leggerezza, facendoci capire quanto non ci sia bisogno di preoccuparsi o stressarsi per nulla, perché nel lungo periodo tutto passa e tutto finisce. Praticare questa mudra aumenta il nostro contatto con la terra e la leggerezza con la quale possiamo abitarla, aumentando la nostra chiarezza mentale e i sentimenti di gioia.
Sankalpa Mudra
In sanscrito Sankalpa indica l’intenzione che mettiamo nel fare qualche cosa. E’ la direzione verso la quale vogliamo muoverci, ma anche l’energia che ci muove in quella determinata direzione. In Sankalpa Mudra, ovvero il sigillo dell’intenzione, la mano sinistra è appoggiata sulla coscia destra, passando davanti alla linea centrale del corpo, il centro dell’energia del cuore, con il palmo rivolto verso l’alto, dunque in ricezione. La mano destra si appoggia sopra alla sinistra a palmo in giù, in radicamento.
Quando uniamo le nostre mani, palmo contro palmo, mettiamo in connessione i due emisferi del nostro cervello; l’attenzione cosciente e l’intenzione chiara e lucida si uniscono, generando un campo magnetico.
La mano sinistra simboleggia Kali, ossia chi siamo genuinamente; passando davanti al cuore, dona coraggio alla nostra intenzione.
La mano destra simboleggia Lakshmi, ossia l’abbondanza, l’amore e la generosità; posandosi sulla mano sinistra, si unisce al potere della verità autentica.
L’unione delle due mani che si chiudono e si uniscono, sigillando l’autenticità al potere dell’amore simboleggiano il potere di Saraswati, colei che fluisce, ossia l’energia creativa della mente e del cuore, la grazia e l’intuizione.
Questa mudra rappresenta la tripla fiamma di potere (Kali), amore (Lakshmi) e saggezza (Saraswati).
Garuda Mudra
La mudra di Garuda rappresenta la divinità induista vahana, ossia veicolo, di Visnu, con le ali spiegate. E’ legata alla propria libertà interiore e all’abilità di esplorare nuove situazioni e prendere in mano la propria vita; è utile a bilanciare la nostra energia Vata, ossia l’energia legata all’aria. Secondo l’ayurveda, Vata governa il movimento e la comunicazione ed è legato alla flessibilità e alla creatività. Nel nostro corpo si occupa di tutti i movimenti: il respiro, il pulsare del nostro cuore, la contrazione dei muscoli, il movimento dei tessuti e delle cellule. Governa, inoltre, la comunicazione tra cervello e sistema nervoso.
Quando si trova in uno stato di squilibrio, Vata tende a causare paura, ansia, senso di solitudine e spossatezza. Può portare a esaurimento fisico ed energetico, provocare problemi comunicativi e causare una serie di movimenti anormali nel corpo come tic, tremori e spasmi muscolari.
Quando facciamo Garuda Mudra, unendo i due pollici, facciamo sì che l’energia dei due lati del corpo circoli meglio, grazie alla creazione di questo circuito.
Bhumisparsha Mudra
Il gesto di toccare la Terra – Questo gesto rappresenta il momento del risveglio del Buddha mentre rivendica la Terra come testimone della propria illuminazione.
Si narra che, immediatamente prima dell’illuminazione, l’asura Mara cercò di spaventarlo con il suo esercito, mentre si trovava sotto l’albero Bodhi.
Mentre il re degli asura Mara rivendicava il trono dell’illuminazione per sé, il suo esercito rivendicava di esserne il testimone.
Mara allora chiese a Siddharta chi fosse il suo testimone. Questi toccò con la mano destra la Terra, che rispose “Io testimonio per te”. Sentendo, l’asura scomparve.
Questa mudra rappresenta la fermezza mostrata dal Buddha mentre era alla ricerca dell’illuminazione attraverso la meditazione. Rappresenta anche l’unione di abilità, simboleggiate dalla mano destra appoggiata a Terra, e dalla saggezza, rappresentata dalla mano sinistra, posata in grembo.