Swana, la fedeltà del Dharma

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Nella Mahabharata, quando la battaglia è persa e tutte le persone care morte, i 5 fratelli Pandava si preparano per il Grande Viaggio verso la montagna del Cielo. Sono guidati dal maggiore dei fratelli, Yudhistira, e accompagnati da un cane. Uno a uno i compagni di viaggio di Yudhistira muoiono, fino a quando non rimangono solo lui e il suo cane fedele. Arrivati alle porte del Cielo Indra dà il benvenuto a Yudhistira e lo invita a entrare lasciando fuori il cane. Yudhistira si rifiuta, allora, di entrare e i due si mettono a discutere. Indra accusa Yudhistira di aver abbandonato i propri fratelli durante il cammino e di rinunciare all’illuminazione per un cane.

“Erano morti” risponde “e sono stato costretto a lasciarli, mentre questo cane pur avendo avuto mille opportunità di lascarmi, è rimasto con me. Sarebbe un peccato contro il giusto comportamento, il Dharma, abbandonare qualcuno che ti è così devoto. E’ il mio compagno, ci siamo protetti a vicenda durante tutto questo terribile viaggio e, poiché mi è stato fedele, non lo abbandonerò. A queste parole il cane si rivelò come l’incarnazione del Dharma stesso.

Dhanura – il mito

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Il grande arciere Arjuna, una volta, si trovò di fronte a un terribile dilemma. La guerra era imminente e sapeva che, se avesse affrontato la battaglia, avrebbe dovuto combattere i propri familiari. Così chiese un consiglio al suo amico e guida Krishna. Il racconto del oro scambio è contenuto nella Bhagavad Gita.

Arjuna e Krishna osservano dal loro carro gli eserciti schierati. L’imminente guerra è l’ultima occasione per ottenere nuovamente un impero ingiustamente sottratto ad Arjuna e i suoi fratelli molti anni prima. Di fronte alla prospettiva di dover combattere e probabilmente uccidere i suoi parenti e insegnanti precedenti, Arjuna cede e lascia cadere il suo arco.

Decide quindi di sottoporre il suo dilemma a Krishna, suo mentore e cocchiere. Krishna dice ad Arjuna che deve compiere il proprio dovere (DHARMA) in qualità di guerriero, combattendo per una giusta causa contro il male.
Krishna parla quindi della scienza dell’anima, lo yoga. Dice ad Arjuna di non preoccuparsi dei morti conseguenti la guerra, perché nessuno in questo mondo può uccidere un’anima immortale. Il fuoco non può bruciarla, l’acqua non può annegarla. Quando il corpo deperisce, l’anima passa in un altro corpo proprio come quando noi ci cambiamo di abito. Krishna avverte Arjuna di accettare felicità e tristezza con distacco, perché vanno e vengono come la stagioni e sono solo impressioni dei sensi.
Il colloquio termina con Krishna che invita Arjuna ad affidarsi a lui, perché Krishna è la personificazione del divino.

L’inizio

Ganesha

In questi giorni ricorre la festa di Ganesh,  una delle divinità induiste più amate. Si crede che Ganesh, figlio di Parvati e Shiva, sia in grado di rimuovere gli ostacoli. In India la sua statuetta viene sistemata sempre all’ingresso di casa o delle attività lavorative. La sua protezione viene cercata all’inizio di un viaggio, di un’impresa o di un cambio di vita. Oltre a “portare fortuna”  e ad allontanare gli ostacoli, Ganesh fa da ponte tra vecchio e nuovo: è il ponte del retto modo di vivere (Dharma) che connette il passato al presente. Anzi, fa molto di più: è ritenuto in grado di presentarci gli ostacoli proprio all’inizio del nostro cammino per farci riflettere e comprendere. Quello che può apparire come un ostacolo potrà, alla fine, rivelarsi come strumento di forza e di auto-esplorazione e conoscenza. Ganesh ci mette di fronte alle sfide della nostra vita. Non tutte le cose vanno come avevamo pianificato, spesso gli ostacoli ci sfidano e ci occorrono perseveranza e chiarezza per riuscire ad arrivare a quello che va fatto.

Ma il successo non dipende solo e banalmente dal raggiungimento di ciò che stavamo cercando. Dobbiamo essere in grado di riconoscere le occasioni inaspettate e le opportunità che gli ostacoli ci offrono.

C’è chi crede nel destino e nel caso e chi invece alle possibilità magiche e infinite dietro ad ogni situazione. Per superare i nostri ostacoli personali abbiamo bisogno di riconoscere l’esistenza di entrambe le possibilità e capire che la vita è piena di grazia, basta solo saperla cogliere.