Questa festa, che cade la notte precedente la luna nuova di Febbraio-Marzo, richiama l’episodio del mare di latte, all’origine della creazione del mondo, quando divinità e demoni si ritrovarono a collaborare per far emergere da questo mare il nettare dell’immortalità, l’Amrita. Insieme al nettare, dal mare di latte, emerge anche un potentissimo e pericolosissimo veleno che minaccia la vita di tutti gli esseri viventi. Shiva, allora, interviene e ingoia il veleno per trattenerlo nella gola (che da allora diventa blu). Per evitare che il veleno dalla gola scenda nello stomaco e lo uccida Shiva rimane sveglio tutta la notte e i deva, per aiutarlo, passano la nottata a cantare e danzare.
La festa di Shivaratri è ricca di simboli. Il rimescolamento del mare di latte richiama metaforicamente la trasformazione in atto durante la nostra pratica yogica che ci permette di portare a galla la nostra Amrita, il nostro nettare, portandoci in contatto con quanto di positivo e costruttivo alberga in noi, ma che ci pone di fronte anche al nostro “lato velenoso”, a sensazioni spiacevoli o dolorose, che possono minacciare il nostro cammino verso l’evoluzione. Di fronte al nostro veleno personale cerchiamo di non chiudere gli occhi e scappare. Proviamo, attraverso la consapevolezza, ad attraversare questi momenti e a passare attraverso la nostra personale Shivaratri, mantenendo la coscienza sveglia.
Esiste un’altra tradizione su Shivaratri. Se vuoi leggere la storia e la sua interpretazione visita il sito di CentrOlistico.
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